Abstract :A18. Logos e teofania nel tempo digitale: conclusioni |
La digitalità può consentire, con algoritmi gestionali e con il flusso e l’elaborazione di quantità di dati enormi, di approdare alla smaterializzazione, al tempo che diventa un luogo, agli spazi molto grandi e molto piccoli, all’oggetto non solo in quanto tale ma a ciò che vi sta dietro e dentro.
Si è, in effetti, reso limitato il vincolo terrritoriale e la relazione dell’uomo elettrificato è ubiquitaria in una spazialità del web intensamente interattivo, cognitivo, personalizzato e crossmediale che ha nella Rete il suo sistema nervoso.
Si è in grado di cogliere e penetrare l’attimo.
Si esplorano spazi molto grandi e molto piccoli, avendo il privilegio di poterne cogliere il senso del sublime.
Si è capaci di andare oltre l’oggetto in sé, giungendo a coglierne il senso profondo.
Nell’era digitale, dunque, affacciandosi con stupore sulle meraviglie dell’universo che sfilano davanti agli occhi abbacinati fiorisce, dunque, limpida la contemplazione lirica del creato che fa esaltare la bellezza nelle sue epifanie cosmiche in una prospettiva d’intreccio tra estetica e teologia(420).
Si esprime, in effetti, idealmente un’ammirazione che scopre il fulgore di ogni opera che supera la bellezza dell’altra chiedendosi chi possa mai stancarsi di contemplarne lo splendore(421).
Si è in grado di percepire meglio la poesia emigmatica(422) della natura, la sua voce e la sua musica silenti(423), si può intuire l’immagine delle mani che abbracciano il tempo divenendo contemporanee nella rappresentazione della relazione di Dio con il tempo ed insieme della sua superiorità su di esso(424).
Si può ammettere, quindi, che ciò non dovrebbe indurre ad esitare nel riconoscere che periremo di ‘meraviglia’ piuttosto che per mancanza di ‘meraviglie(425), e che ciò dovrebbe anche innalzare significativamente nel credente, più che negli altri, la consapevolezza che “la natura ha perfezioni per mostrare che è l’immagine di Dio, e difetti per mostrare che ne è solo l’immagine(426)”.
E val bene ricordare che anche “le conoscenze fondamentali nascono dalla meraviglia(427)”.
Abbandonandosi, inoltre, alla scoperta della bellezza imponente degli spazi siderali, la domanda che ci si pone rivela la vera finalità di quella contemplazione che è teologico-esistenziale: “Che cos’è mai l’uomo perché Te ne ricordi, l’essere umano perché Te ne curi?(428)”.
D’altro canto l’uomo, partendo dall’elenco di tutti i numeri positivi (1, 2, 3, 4, 5… e così via, senza fine, che è l’archetipo dell’infinito potenziale(429)) e pervenendo alla soluzione delle equazioni complesse per lo sviluppo di algoritmi alla base dei processi digitali, compie un atto di decifrazione: la decrittazione di segreti di Dio(430) nel Suo dominio esclusivo, l’infinito, ‘dove Egli divide per zero(431)’, ed in cui nulla di creato può confrontarsi con Lui su questo terreno.
Se riflettiamo, poi, sulla perplessità del mondo contemporaneo di fronte alle grandi questioni del presente e del futuro, il tempo digitale può e dovrebbe anche dentro di noi far sbocciare nuovamente la gioia per il fatto che Dio ci ha mostrato gratuitamente il Suo volto, la Sua volontà, Se stesso.
La Sua volontà ci purifica, la sua vicinanza ci guida: da una parte, dunque, “Egli si è manifestato e ci indica la via giusta; dall’altra, Dio ci ascolta, ci è vicino, ci risponde e ci guida(432)”.
Nel tempo digitale, inoltre, il Lògos può essere donato agli uomini attraverso una nuova armonia, integrità e chiarezza che anche sulla terra vestono gli splendori della verità, della bellezza e della bontà, elargite dalla Chiesa che avanza pacifica nei secoli(433).
E, infine, si dovrebbe agevolmente pervenire alla conclusione che la stessa genialità dell’uomo contemporaneo nell’edificazione dell’era digitale altro non è che un’ulteriore dono immenso di Dio all’umanità: per “aiutarla ad ‘agganciarsi a Lui’, al cui cospetto sta ogni creatura umana(434)”, e perché essa possa maggiormente sia accostarsi alla Sua conoscenza, alleviando anche il credente afflitto dal dubbio che Egli non esista e l’ateo afflitto dal dubbio che Egli, invece, esista realmente(435), sia giungere alla comprensione di quella “voce che chiama nel deserto” invitando a “preparare la via del Signore, come disse il profeta Isaia(436)”.
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(420) Abs rimaneggiato e adattato da alcuni articoli del Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, pubblicati nel 2009 su L’Osservatore Romano.
(421) Libro del Siracide (42, 25).
(422) Montaigne, Saggi.
(423) Ossimoro intuito dal Salmista biblico in Salmo 19.
(424) Cardinale Joseph Ratzinger, Cenni della concezione cristiana di tempo e di eternità, intervento alla Pontificia Università Lateranense il 15 dicembre 1998 all’interno del Colloquio su “San Tommaso e lo Spirito Santo”, Nuntium, giugno 1999 .
(425) Chersrteton.
(426) Blaise Pascal.
(427) Benedetto XVI.
(428) Salmo (8, 4-5).
(429) L’universo non ha dimensioni finite, si ha allora un infinito potenziale tipo fisico: non si potrebbe mai raggiungere quell’infinito con un’astronave più di quanto si possa contare fino all’infinito: in realtà una vita umana non basterebbe neppure per contare fino a un miliardo. Questa negazione degli infiniti attuali ben si conciliava con la sintesi medioevale delle idee di Aristotele e con la dottrina cristiana.
(430) John D. Barrow, Le immagini della scienza, Mondadori, 2010, pagine 624, euro 32.
Barrow è uno dei più grandi scienziati viventi, insegna scienze matematiche all’università di Cambridge, è autore di numerosi libri di successo, tra cui, per i tipi Mondadori: Perché il mondo è matematico? (1992), L’universo come opera d’arte (1997), Dall’io al cosmo: scienza arte, filosofia (2000), Da zero a infinito, la grande storia del nulla (2001) e, con Joseph Silk, La mano sinistra della creazione (1985).
(431) John D. Barrow, Ibid.
(432) Abs rimaneggiato e adattato da: Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis, durante la celebrazione eucaristica, Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, domenica mattina 30 agosto 2009.
(433) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009.
(434) Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, Città del Vaticano, Sala Clementina, 21 dicembre 2010.
(435) Celebre “scommessa” pascaliana sull’esistenza di Dio.
(436) San Giovanni Battista.
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Abstract da:
Raimondo Villano “Logos e teofania nel tempo digitale”, Parte IV, Capitolo XX, Chiron, giugno 2012, pag. 260.
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