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ARTE FOTOGRAFICA :

PORTFOLIO

Artisticamente è definibile un ‘realista completo’, spaziando dalla natura al ritratto alla street photo, come a molto altro ancora, peraltro con intuito, abilità e talento creativi tipici degli artisti di valore. Ha uno stile fotografico che ambisce a creare arte, con resa estetica, comunicativa ed evocativa dell’immagine attraverso cui esprime anche se stesso emotivamente (lavorando su luci, esposizioni, prospettive e profondità di campo, oltre che su temi e soggetti), talora partendo dalla realtà e poi astraendosene.

Sue linee di ricerca essenziali sono: natura, paesaggistica, arte e architettura, ritrattistica, plasticità del corpo umano, prima solo in b/n poi anche a colori (anni ’70-’80); ritrattistica e paesaggistica (anni ’90); ritrattistica e beni storici e culturali (da anni 2000); opere per temi creativi, tra cui: street photo, art photo, cityscape, landscape, nature, portrait, flowers, animals, birds, flora, cat & dog (da fine anni ‘2000); opere per temi filosofici (dal 2013). In generale, quando possibile, predilige favorire la connessione tra opera e fruitore coinvolgendo con l’emozione nella condivisione espressiva e narrativa, in una convivenza di canoni eterogenei in un unico progetto.

Nelle opere del genere Animals’, ‘Birds’, Seagulls’ l’autore, partendo dalla considerazione di Molière in ‘Anfitrione’ che “le bestie non sono tanto bestie come le considera l’uomo”, giunge a condividere appieno questo pensiero di San Giovanni Paolo II: “c’è nell’uomo un soffio,  uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”. I soggetti sono sovente plastici nei riflessi di luce, catturati da un obiettivo introspettivo che sembra scavarne l’intimo intercettando percezioni e, in generale, esaltandone maestosità e dignità nella complessità del creato. Nelle opere del genere ‘Street’, realizzate in varie città, l’autore ricerca sia istanti di senso e di forma nei momenti salienti naturali e variegati di vita quotidiana sia ricchezza socioculturale del territorio, emergente dalla profondità storica e temporale, in un percorso esplorativo a volte con uno sguardo che non è giudizio ma semplice constatazione mentre altre volte è carico di densità emotiva in cui, talora, il fotoreporter cede il passo al sognatore. Per giungere a contenuti non insignificanti per opere del genere ‘street life’, la direttrice operativa si concentra in modo particolare su inquadratura ottimale e tempistica di intervento per ottenere, in generale, un risultato ‘narrante’ della strada, singolare teatro incessante di storie in sottile gioco di polluzione o evocazione. Più in particolare, la fotografia assurge a territorio privilegiato dell’analisi del reale, secondo parametri individuali che tendono o ad isolarne un singolo aspetto per amplificarne al massimo il potere evocativo o a fissare l’attenzione sulle diverse sfaccettature della realtà contemporanea intesa nel suo flusso continuo. Talora l’intreccio tra storie collettive e individuali è la chiave di lettura della ricerca che unisce l’intenzionalità creativa con la vita quotidiana, attraverso delicati equilibri tra casualità e strategia espositiva.  La dimensione presente nelle fotografie è in un contesto prevalentemente urbano di cui talora offre una descrizione del tessuto talora costituisce una documentazione dell’esistenza talora permette un’interpretazione metaforica talora induce a focalizzare l’attenzione sul momento interpretativo di un’immagine concepita come scena culminante narrativa. Nelle opere del genere Portrait’ di solito le foto sono ispirate, con intensità e profondità, da romanticismo, percezioni e suggestioni, sensibilità e spiritualità e sono molto curate, nel dettaglio e nell’insieme, nei canoni sia estetici che artistici, nelle proporzioni, sfumature, colori e plasticità con una tendenza, talora spiccata, a dare finanche una valenza pittorica. Non di rado contesto e oggetti sono marcatamente simbolici. I soggetti sono sovente plastici e armonici nei riflessi di luce, catturati da un obiettivo introspettivo che ne esalta la dignità ma non ne mistifica la realtà. Quando è possibile, dunque, l’autore non si sofferma solo sulle caratteristiche fisiche che contraddistinguono una persona ma si concentra introspettivamente anche a coglierne eventuali aspetti più reconditi ed emozionali; egli tenta, così, di farne affiorare la realtà più intima, che con intensità delinea l’espressività e scolpisce il volto lasciando intuire, ove non traspaia, la complessità degli elementi che coesistono nell’identità. Spesso, poi, la neutralità dello sfondo pone in maggiore evidenza il personaggio e, nel contempo, ne accentua la solitudine, il pathos, la fragilità. In effetti, fare una fotografia a qualcuno è anche un modo di toccarlo, una sorta di carezza e insieme di desiderio di coglierne la realtà, purtroppo anche cruda e drammatica, nella ricerca che compone l’ampio campionario di esseri umani, talora in condizione di emarginazione desolante o disperata che ne segna i volti provati o disfatti. Quindi (rifacendosi sostanzialmente al concetto di Susan Sontag, espresso nel suo celebre saggio fotografico On photography’), in questi ultimi casi fotografando l’autore saccheggia e insieme conserva... e tramanda. In altre fotografie, invece, pur sempre entro una risoluzione formale, l’elemento caratterizzante delle ricerche è la partecipazione diretta dell’autore alla definizione concettuale e visiva dell’opera, con un suo forte coinvolgimento quando impegnato in situazioni che non lasciano alcun margine all’immaginazione. Nelle opere del genere Flora’ dal fluire nomade in un viaggio di processo creativo artigianale, ritraendo la grandissima forza espressiva di aspetti o dettagli della natura, emergono varie tensioni più o meno palesi. Vi è un potenziale coinvolgimento antropologico, a partire dalla valenza insita nella fotografia e, più in generale nell’arte, di mezzo idoneo a conoscere e capire la natura; vi è una rappresentazione, più o meno consapevole, della reminescenza che si annida nell’inconscio e nelle emozioni umane o nel ricordo o nella plastica rievocazione iconografica. Sullo sfondo è immutato il nesso comune ad ogni fotogramma dell’Autore: la predilezione del ricordo dell’istante, dell’emozione del momento e, nel caso di specie, dello stupore del creato a fermare l’attimo come segno tangibile di perennità. Nelle opere del genere ‘Cityscape’ si rivolge l’attenzione allo spazio fisico, inteso come ‘topos’ di immagini simboliche, situate sull’ambiguo crinale tra realtà e rappresentazione, talora con uno sguardo soggettivo originale o creativo talora con una visione in modalità oggettiva che limita l’interpretazione del fotografo. Nel primo caso, con una libertà di osservazione che si avvale della macchina fotografica come mezzo evocativo o creativo accentuando la personale vocazione concettuale ed esaltando le sollecitazioni interpretative prospettiche ed estetiche, si realizzano immagini di potenziale stimolazione della curiosità dell’osservatore nella scoperta o ri-scoperta del circostante, tentando di leggere un quotidiano visivo che sovente non si nota, benché sia a portata di sguardo quotidianamente. La ricerca si concentrata anche su prospettive e scorci che affiancano, uniscono o intrecciano architetture diverse. Il punto di vista, spesso tendenzialmente estetico e artistico più che meramente descrittivo, è strettamente in intreccio e dialogo continuo con visioni evocative ed estetiche e volto ad affermare prospettive diverse anche in grado di narrare evoluzioni e caratteristiche di un’area urbanistica. In diversi casi, infine, di architetture e proiezioni di edifici se ne cattura o ne esalta l’accattivante o suggestivo scenario d’intersezione di giochi di luci ed ombre. Nel secondo caso, invece, con uno sguardo che osserva un formalismo fondato su un uso convenzionale della macchina fotografica come mezzo descrittivo, ogni preesistenza urbana è ripresa con una modalità oggettiva che riduce al minimo l’interpretazione del fotografo. Nelle opere del genere ‘Nature’ la protagonista è la natura o, preferibilmente, non di rado, la rappresentazione della sua reminiscenza insita profondamente in ciascuno di noi come ricordo o rievocazione plastica dell’immagine, i cui spazi incontaminati acquisiscono forza espressiva le cui radici s’insinuano nelle pieghe tanto dell’inconscio quanto delle emozioni umane. D’altro canto, la volontà dell’autore di generare processi creativi coinvolgenti si dispiega anche nel tentativo di fermare efficacemente l’attimo, quale segno tangibile di perennità. E nel ricordo dell’istante, nell’emozione del momento e nello stupore davanti al creato, l’autore non esclude affatto che l’immagine possa essere quantomeno un ulteriore modo valido per amare maggiormente la natura e, talora, finanche per comprenderne meglio taluni aspetti del senso più intimo. L’intento del filone di lavoro dal 2013 per temi filosofici (che è in embrione in ‘Foto’ e si perfeziona con ‘Romance’, ‘Aisthesis’, ‘Pulse’, ‘Pathos’ e ‘Syrius’) è di presentare una sequenza di opere fotografiche capaci di racchiudere contenuti poetici, temi morali e dilemmi filosofici con un risultato di alto valore che intreccia umanità, conoscenza e talento. Avvalendosi del gusto estetico, l’autore elabora proporzioni, ambientazioni, soggetti, luci e colori secondo uno spettro che si confronta con il mio portato vissuto, fatto di interiorità, passioni, esperienze, incontri, empatie. Un’ulteriore componente emotiva è affidata alle colonne sonore. Ogni scatto, in effetti, condensa una sorta di plurisemanticità che dal singolo episodio sollecita un’interezza narrativa cui fa riferimento, avvalendosi della capacità della fotografia di introdurre tematiche di carattere emotivo e concettuale passando dalla rappresentazione del reale alla sua interpretazione o al suo coinvolgimento. In particolare, seguendo l’indole narrativa di un linguaggio a tratti esplicito o intuitivo o simbolico, silenzioso per natura ma sovente non disgiunto dalla riflessione filosofica o dalla creazione letteraria, lascio sostanzialmente percepire una sorta di battito ideale di un ‘cuore iconografico’. Non di rado le opere emanano l’aura di questo battito che, in una fluidità narrativa che lega una progenie di contenuti aperti, si unisce all’aura di luce e colore, trasformati in energia che riverbera. Dunque, lo sforzo complessivo è teso ad un uso del mezzo fotografico come strumento oltre che di partecipazione alla rapida e costante evoluzione della realtà circostante soprattutto di mediazione emotiva e concettuale con la società. Nelle opere del genere ‘ δ ρ α µ α ’ (dal 2020) le immagini evocano narrazioni in cui il sentimento tocca un’ampia messe di sue forme nella vita quotidiana e si è coinvolti da un pathos dal senso dolente, drammatico, sacrale, la cui forza accompagna lo sguardo sulle immagini, catturate girovagando e scrutando per conoscere e comprendere, in continui toccanti e irripetibili incontri con l’altro e l’altrove. 

Più in generale, le realizzazioni sono ispirate, con intensità e profondità, da romanticismo, percezioni e suggestioni, sensibilità e spiritualità e sono molto curate, nel dettaglio e nell’insieme, nei canoni sia estetici che artistici, nelle proporzioni, sfumature, colori e plasticità con una tendenza, talora spiccata, a dare finanche una valenza pittorica.

Non di rado contesto e oggetto delle opere sono marcatamente simbolici.

I soggetti sono sovente plastici e armonici nei riflessi di luce, catturati da un obiettivo introspettivo che ne esalta la dignità ma non ne mistifica la realtà.

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